Anna Marelli

Anna Marelli
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Anna Marelli, architetto che da un corso di sblocco creativo ha dato una svolta alla sua vita. “Sono succeduti una serie di eventi che mi hanno spinto a credere sempre di più che la creatività poteva essere lo strumento giusto per guarire-migliorare-crescere”.

Intervista di Isabella Sacchetti.

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Anna, qual è la tua storia?

Dal 2001 sono architetto abilitato con specializzazione in paesaggio, ho abitato e lavorato per una decina d'anni a Milano per studi che si occupavano di progettazione ambientale, progetti di parchi pubblici e giardini privati, mitigazione ambientale e tutto quello che è inerente l'ambiente esterno.

Nel 2008 sono ritornata a vivere in Brianza e questo trasferimento è coinciso con l’inizio della crisi economica che ha toccato la mia professione. Ero abituata a lavorare per grandi studi e non essendo conosciuta sul territorio ho fatto molta fatica a trovare lavoro come architetto indipendente.

Allora cosa hai fatto?

Non mi sono persa d’animo, ho provato di tutto, ho fatto le pulizie e la baby sitter, l’assistenza clienti e l’impiegata amministrativa, finché nel 2010 ci ho riprovato aprendo una mia società con altri due soci con l'obiettivo di progettare e realizzare aree gioco per bambini, prevalentemente per i comuni. Abbiamo lavorato bene i primi anni, ma dal 2012 il tutto è andato peggiorando, con le commesse non pagate e i fornitori che chiedevano di essere retribuiti per tempo. La situazione era diventata insostenibile, il lavoro come architetto non mi dava più soddisfazioni, non tanto e non solo a livello economico, ma proprio per appagamento personale.

Come mai?

Non sempre incontravo persone eticamente corrette e molte volte il mio lavoro progettuale si riduceva a preventivi e a contrattazioni per avere di più al prezzo più basso, a scapito della qualità, come spesso accade. Tutta la parte creativa del mio lavoro era persa ed io senza l'aspetto creativo mi sentivo inutile e non realizzata. Fortunatamente per hobby ho sempre ricercato uno sfogo creativo e fin dall'università creavo regalando o vendendo ogni tanto quello che facevo: dal cartonage, al decoupage, alla bigiotteria.

Nel 2012 però sentivo che avrei potuto fare di più, e così ho fatto un corso di sblocco creativo e questo evento ha dato una svolta alla mia vita: si sono succeduti una serie di eventi che mi hanno spinto a credere sempre di più, che la creatività poteva essere lo strumento giusto per "guarire-migliorare-crescere".

Che cos’è un corso di sblocco creativo?

È un corso che aiuta a superare i blocchi, che col passare degli anni e per colpa di determinate esperienze personali, possono in qualche modo inibire la creatività.

Io frequentavo l’Istituto di psicosintesi a Milano (fondato nel 1926 da Roberto Assagioli, psichiatra che sviluppò l’idea, secondo la quale, alla cura dell'anima deve accompagnarsi una fase proattiva e orientata alla scoperta della volontà personale, ndr) che promosse questo corso e così decisi di iscrivermi.

Cosa hai fatto quindi dopo il corso?

Dopo il corso ho iniziato a produrre con maggiore energia e in modo più sistematico, ho abbandonato la bigiotteria, il decoupage e il cartonage che ormai non "sono più di moda", e ho iniziato a dipingere su ceramica e a cucire, con la macchina da cucire della mamma. La mia soggezione era tale (lei è sarta e sa fare veramente di tutto), che solo dopo il corso di sblocco creativo sono riuscita a utilizzarla.

Qual è la cosa più importante che ti ha insegnato questo corso?

Ho conosciuto persone che come me si sono trovate con meno lavoro e più tempo a disposizione e abbiamo iniziato a fare mercatini insieme.

Ho scoperto che creare con le mani mi aiuta ad abbassare il livello di stress, vedo realizzato subito quello che mi passa per la testa ed è gratificante, soprattutto per chi come me progetta e deve aspettare mesi per vedere una realizzazione.

Cosa realizzi?

La mia produzione è rappresentata da pittura su ceramica con uno stile contemporaneo, non fiorellini o fili d'oro ma foglie, soffioni, cupcakes, gallinelle e disegni in stile country painting.

Realizzo borse reversibili in tessuto, pochette e bustine, la striscia multitasche da mettere in borsa. Mi sono inventata il “Paraspal”, una striscia di cotone da applicare alla cintura di sicurezza, pensato soprattutto per le ragazze, per evitare che sudino e si irritino la pelle in estate se guidano con abiti o magliette scollate.

Realizzo cuscini per la casa e pupazzetti per i bimbi; ogni tanto anche gioielli, usando l'uncinetto, una tecnica tradizionale ma utilizzata in chiave moderna.

Cosa ti piace di più del tuo nuovo lavoro?

Mi piace sperimentare materiali tecniche nuove. Imparo in fretta e mi piace l'idea di trasferire le mie conoscenze ad altri. Ma ciò che più mi piace sono i contatti umani che si sono creati. Ho conosciuto tante persone creative che la pensano come me, con le quali scambiare opinioni, ma soprattutto condividere idee.

Dove vendi i tuoi prodotti?

Su Etsy potete trovare le mie creazioni in tessuto, mentre su A little Market i prodotti in ceramica. Ho diviso la vendita perché sono dell’idea che riempire uno stesso negozio di prodotti così diversi tra loro, possa confondere le idee.

Come ti sei fatta conoscere?

All’inizio del 2012 ho partecipato alla presentazione di Etsy in Italia, da lì è nata l’idea di dare un nome alla mia attività e poi è seguito tutto il resto: la mia pagina Facebook, il mio account su Instagram che, insieme al passaparola degli amici, mi hanno aiutato a farmi conoscere.

Organizzi anche dei corsi a domicilio. A chi si rivolgono?

Li propongo a chi non conosce la macchina da cucire e non sa da che parte iniziare. Se non la si possiede vado a comprarla io all’Ikea: è piccolina e costa poco, ma è molto funzionale. I project work durano in media 4 ore, durante le quali aiuto i miei corsisti a realizzare un progetto precedentemente concordato insieme, comodamente a casa loro. Il feedback è molto positivo perché una volta che hanno imparato sono in grado di fare da soli ciò che vogliono. E questa è una grande soddisfazione, sia per me che per loro.

Che consiglio ti senti di dare a chi incontra difficoltà nel trovare lavoro?

Sono una libera professionista e da sempre sono dell’idea che il lavoro non viene a cercarti, ma bisogna darsi da fare per trovarlo. Se non ci si riesce, allora bisogna crearselo. Per questo il mio consiglio è di non fermarsi mai ed essere curiosi e credere nei propri sogni.

C’è differenza tra il dire “mi piacerebbe farlo” e il provare a farlo sul serio. Costa fatica, notti in bianco, ma ne vale davvero la pena.

Per il futuro cosa hai in mente?

Sto cercando di creare una linea unica. Attualmente compro stoffe e ceramiche per le mie creazioni, ma mi piacerebbe un giorno cominciare a produrle. Vorrei trovare il modo per occuparmi di Nigutindor e non trascurare il mio lavoro da architetto.

L’ideale sarebbe avere un laboratorio dove poter lavorare e organizzare i corsi, dove le persone possono venire a trovarmi, per scambiare opinioni e quattro chiacchiere con tè e biscotti.

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