Sara Valitutto

Sara Valitutto
  • Consultant / Trainer
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Sara Valitutto da quattro anni lavora nel mondo del vino e come giornalista freelance scrive pubblicazioni di settore. Già da quando aveva 18 anni suo padre, in ogni parte d’Italia che visitavano, le faceva assaggiare solo i vini provenienti da uve autoctone, alimentando così la sua passione per il vino. Oggi Sara per mezzo del suo progetto WineRepublic vuole riabituare le persone a ordinare vino e a conoscere quello che stanno bevendo.

Intervista di Nicole Bruschi

Parole: 793 | Tempo di lettura: 4 minuti

Sara in cosa consiste il tuo lavoro?

Sicuramente nel comunicare il vino. È la cosa che mi appassiona di più in assoluto. Nello scrivere di vino in maniera chiara e interessante, fornendo spunti alla riflessione e al confronto soprattutto con quanto accade oltre confine. Nell’assaggiare alla cieca e quindi senza pregiudizi i vini che mi vengono sottoposti dalla Guida per la quale lavoro come degustatrice, fornendo note chiare, riportando sensazioni evocative in pochissimi caratteri e infine formulando un giudizio numerico sul lavoro di molte persone. È una grossa responsabilità.

Da quante persone è composto il team?

Il neonato progetto WineRepublic è ancora in fase di startup ed è formato attualmente solo dalla sua ideatrice, la sottoscritta, ma non durerà a lungo perché qualsiasi idea imprenditoriale deve porsi come obbiettivo il dare lavoro agli altri, pertanto sto già usufruendo della preziosa consulenza di una grafica, di un commercialista per la parte amministrativa e di uno sviluppatore che organizzi logisticamente tutte le informazioni della app. Senza contare i consigli, durante le sessioni di brainstorming selvaggio, di familiari e amici che ancora mi supportano/sopportano. Ovviamente serve anche qualcun altro che creda nel progetto e decida di investirvi.

Qual è il tuo obiettivo?

Rendere la conoscenza del vino italiano più democratica e accessibile al pubblico attraverso un gioco divertente e challenging, anziché noiosa come una lezione accademica di 3 ore.

Come speri di raggiungerlo?

 

È un progetto ambizioso che parte con un’app per smartphone, fatta come un quiz a risposta multipla sul vino. Ci sono gruppi di domande su una singola denominazione o su una singola regione italiana, se non si risponde correttamente almeno al 60% delle domande non si può accedere al livello successivo e progredire nel proprio “cursus vinorum”, fino alla somma carica di “Presidente della Repubblica de Vino”, titolo che si acquisisce, ovviamente, una volta superati i quiz su tutte le principali denominazioni nazionali.

Non pretendo di salire in cattedra e sfornare un esercito di nuovi sommelier, ma soltanto di rendere le persone più consapevoli di cosa stanno bevendo o intendano ordinare. Talvolta si prendono al bar una birra o uno spritz soltanto perché non si conoscono nemmeno i vini della propria zona, danneggiando così una parte importante della propria economia locale.

Cosa ha ispirato questa idea?

La complessità e la frammentarietà del panorama vitivinicolo italiano che, con la sua peculiare biodiversità (circa 350 vitigni censiti) e un sistema di denominazioni e disciplinari di produzione talvolta troppo complicato persino per gli addetti ai lavori, è molto più difficile da spiegare rispetto alle produzioni di altri paesi.

La caratteristica che più ci contraddistingue, ovvero la supremazia di uve autoctone sui vitigni internazionali sta diventando il nostro tallone d’Achille, soprattutto nei nuovi mercati, cresciuti talmente in fretta da non avere il tempo di conoscere il vino prima di berlo. Senza contare che le fasce più giovani tra i 20 e i 25 anni, anche in Italia, hanno smesso di bere vino per dedicarsi a birra, spritz e superalcolici.

Ad oggi, che difficoltà hai incontrato?

Soprattutto di natura economica. Serve un grosso investimento non solo per trasferire il know-how e rendere l’app fruibile in due lingue sui vari supporti digitali, ma anche per strutturare un e-commerce che renda acquistabili a prezzi contenuti i vini suggeriti dall’applicazione stessa per sperimentare il proprio livello di apprendimento di una determinata area vinicola. Infine bisogna investire in comunicazione per far conoscere il progetto, anche all’estero, presentandolo durante le principali fiere di settore e organizzando degli eventi ad hoc solo per il pubblico.

Quali pensi siano le parole chiave per far si che un’idea brillante diventi qualcosa di concreto?

Il know-how di ciò che si va a proporre è fondamentale, non si può improvvisare, bisogna costantemente confrontarsi con gli altri per essere più oggettivi che presuntuosi; infine bisogna tenersi sempre informati ed aggiornati sulle principali tendenze, per elaborarle e possibilmente cercare di prevederle.

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe inserirsi in un nuovo settore imprenditoriale?

Di scegliere il proprio settore e approfondirlo il più possibile per scoprire cosa manca o cosa può essere migliorato e rispondere a quella necessità.

Quali sono le tue aspettative per il futuro?

Veder nascere l’ app WineRepublic e fare in modo che si sviluppi, attraverso un sito e delle brevi video lezioni, come un efficace sistema di wine educational sul vino italiano da poter esportare anche all’estero.

 

 

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