Sippi Osteria

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Sardegna, Francia, Svizzera e poi Germania. Dal pane alle piadine romagnole a Berlino. Intervista a Alessandro di Osteria Sippi

[Intervista di Marcella Bianchi]

Parole: 892 | Tempo di lettura: 4 minuti

Alessandro, romagnolo, 30 anni, a Berlino da sei anni. Sono dal Jim Morrison italiano a Berlino. Io e Jim ci siamo dati appuntamento per le due e mezzo del pomeriggio, arrivo e lo trovo sotterrato nel baule della sua macchina bordeaux alle prese con lo scaricare la spesa. Iniziamo da subito a parlare di Berlino e intanto portiamo dentro zucchine, cipolle, farina e altre cose per il menù in programma. Il locale di Alessandro si chiama Sippi Osteria, il nome del posto viene dal soprannome che gli amici gli avevano dato: "in Romagna noi diamo sempre i soprannomi a tutti", mi dice. Il locale è bello e particolare: soffitti alti, sedie e poltrone diverse tra loro e un pianoforte in un angolo della sala che fa venire voglia di sentirci dei concertini.

Da quanto hai aperto questa Osteria? 
Da un anno circa. E l'hai arredato tu? No, bene o male ho trovato tutto com'era, io ho aggiunto alcune cose, come i libri e altro. E infatti noto dietro di lui una bella fila di libri dai titoli e dalle edizioni italiane, di quelle che ci sono a tutti molto familiari, dai Meridiani ai libri colorati e ruvidi dell'Adelphi.

Da quanto sei arrivato qui a Berlino?
Sono qui da sei anni. Sono arrivato nel gennaio del 2008, avevo già viaggiato in Sardegna, Francia e Svizzera e poi sono tornato al paesello dell'Emilia Romagna da cui vengo, ma mi sono sentito subito troppo stretto lì, così sono ripartito. In Italia avevo iniziato agraria e poi mi sono sempre arrangiato con lavoretti al limite, dal panettiere ad altri, dagli orari improponibili e così, quando un amico mi ha chiesto di venire a Berlino, gli ho detto di si! E poi è arrivata l'idea di fare il locale.

Nel futuro ti vedi qui?
Non sono uno che pensa molto al futuro e non faccio nemmeno troppi progetti. Per ora so che verso gennaio farò un viaggetto di due mesi.

E l'Osteria rimarrà chiusa per tutto il tempo?
No, se ne occuperanno gli altri. Cioè i ragazzi che lavorano qui.

Quanta gente lavora qui?
Circa sei persone.

Tutti italiani?
No, ma in gran parte! Avere italiani è più comodo, perché con loro dai per scontato che sappiano nomi e ingredienti dei piatti tipici italiani. Con gli stranieri mi sono spesso trovato a dover spiegare cosa fosse una tagliatella.

Nel tuo menù cosa offri?
Qui c'è una carta giornaliera che cambia, è proprio un'osteria. Oggi per esempio devo preparare risotto ai funghi, polenta e salsiccia e poi la piadina romagnola non manca mai.

Avevi qualcuno nel mondo della ristorazione che ti ha insegnato a cucinare?
No, ma ho sempre mangiato molto bene a casa mia.

Qui nel locale si organizzano anche eventi?
Sì, organizziamo concerti e ora stiamo facendo una rassegna di film d'autore su Marco Ferreri, un cineforum con film in lingua originale. Questo posto nasce come osteria, ma poi vuole essere qualcosa di più, vorrei diventasse una sorta di circolo. Ho scelto di aprire questo locale anche per poter dare spazio a quello che avevo dentro, per potermi esprimere, per questo non potrebbe mai essere soltanto un'osteria, io amo la musica e quindi voglio prima di tutto che qui ci sia musica dal vivo.

E infatti Alessandro spesso la sera durante le cene, tra un'uscita e l'atra dalla cucina, improvvisa pezzi al pianoforte. La gente apprezza e io in questo vedo molta di quella spontaneità tutta italiana che ci rende un popolo allegrone e socievole agli occhi degli altri.

Qui sei in contatto con tanti italiani?
No, non molti in realtà. Vado sì, in qualche bar italiano dove incontro altri ragazzi che hanno attività qui a Berlino, ma non troppo spesso.

C'è concorrenza con le altre Osterie e Ristoranti italiani?
No, anzi spero se ne aprano sempre di più, così si ravviva un po' la zona. È sano che non ci sia competizione.

E la Romagna ti manca?
Un po', in fondo nel cuore, il passato, la giovinezza più che altro! In Italia credo ci sia una mentalità molto superficiale e la cosa mi rende davvero molto triste, ma un po' mi fa anche rabbia e penso sia questa la ragione per cui faccio fatica a pensare di poterci tornare.

Qui di Italiani che vanno via dall'Italia con l'idea magari di non tornarci più ne hai incontrati tanti?
Adesso di italiani qui è pieno. Moltissimi vengono a chiedere lavoro, ma non sono d'accordo che si dica che dall'Italia si scappa. Io non sono scappato, io sono uscito dall'Italia perché ho visto che c'era un mondo e allora mi sono detto: “Bene, visto che c'è andiamo a vedere 'sto mondo!”. Forse vorrei un'Italia più costruttiva.

Ti senti legato a Berlino?
Berlino è un po' una calamita e quindi è una città che ti lega. Qui ognuno può fare indisturbato quello che gli pare, nel limite della legalità ovviamente. Ci si sente più liberi di esprimersi.

Cosa ti piace dell'Italia?
Beh l'Italia è un paese bellissimo, ma ho iniziato ad apprezzarlo quando sono venuto a Berlino. Noi siamo pieni di arte, forse troppa perché non la valorizziamo come dovremmo e potremmo. Poi mi piace la pasticceria veronese, l'osteria bolognese, il mare, il sole…

E ride.

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