Burro e Salvia

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Vivere di musica. Intervista a Michele Bramucci, batterista e cantante di Burro & Salvia

[Intervista di Rossella Boriosi]

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Michele, come è nata l'idea del gruppo

"Fatti non foste" per un progetto a tavolino: c'erano passioni comuni o affinità elettive nell'aria. Il Caso ha creato incontri e alchimie, al momento giusto. Da una parte Mauro e Giuliano trascorrevano interi pomeriggi "rispolverando" vecchi spartiti firmati D'anzi o Bixio, con chitarra e mandolino mentre Franco, il tenore, si divertiva in feste popolari nei centri storici (vestito da vero gagà) a cantare i classici del belcanto con gli anziani del posto. Io – Michele - nel frattempo studiavo musica a Pesaro, dove un gruppo di nonni orchestrali (gente che aveva suonato con Modugno, Kramer e Carosone) vide in me la vocazione per le sonorità retrò e mi prese sotto la sua ascella protettiva.

Intendiamoci, erano anni di Las Ketchup o Nirvana e a fischiettar "Maramao" in giro, ci si passava per matti.

Il nostro essere atipici ci ha portato a percorrere insieme le strade della tipicità storico-musicale. 

L'arte vive di paradossi.

-  Quanti siete? 

A parte lo "zoccolo duro" dei sopracitati, il gruppo ha subìto fisiologiche modifiche in undici anni. Oggi la formazione consolidata e testata è di sette musicisti: cinque (ufficialmente per lo spettacolo) più due "jolly". Questo permette a tutti di avere sacrosanti tempi di riposo o di curare progetti paralleli. Ma quando arriva la chiamata "eccellente" o "eccezionale", non esitiamo a riunire tutta la ciurma: due tenori, chitarra, mandolino, fisarmonica, contrabbasso e batteria. 

- Come e quando - e dove! - avete iniziato a provare, e come avete fatto a ricostruire le ambientazioni da inizi Novecento con tanto di abiti, strumenti e accessori originali?

La prima sala prove é stata una bottega di restauro. Spostavamo bancone e comò ai lati della stanza e il tornio lasciava spazio a piccoli amplificatori valvolari. Non c'era luogo migliore per riassettare e lucidare anche le melodie degli anni '20 o '30. Atipici anche negli orari: per far convergere al meglio il tempo libero di tutti, si scelse il lunedì mattina. 

Sapevamo bene, sin dagli esordi, che non sarebbe bastato proporre le canzoni senza una degna cornice. La ricerca di abiti d'epoca si è mossa parallelamente con quella degli spartiti originali, dei film in bianco e nero o dei libri a tema (Venè, Borgna, Arbore e  Liperi). Mercatini a go go! 

Tutto è stato naturale e piacevole. Ma certe pellicole, certe letture facevano già parte del nostro background; a prescindere dal Progetto.

Io, restauratore-antiquario, non ho avuto problemi a trovare delle corsie preferenziali per arricchire lo spettacolo con "chicche" scenografiche: radio Geloso, biciclette Aquila, scatole in latta, valigie..

L'arte vive di paradossi e si nutre di dettagli.

- Cosa vi affascina delle atmosfere di inizio 900 e perché avete deciso di riproporre quel periodo?

Noi italiani tendiamo per indole alla nostalgia. Musicisti ed artisti non sono esclusi! Tante canzoni popolari, e non solo, lo dimostrano. E' la proustiana "ricerca del tempo perduto". 

E' il nostro limite e la nostra forza. 

Uno spirito che accomuna l'emigrante con l'intellettuale filo pasoliniano. Ma a prescindere da frasi che potrebbero scadere nella retorica, il periodo che abbiamo scelto si è storicizzato velocemente. Il grammofono ha già da tempo un fascino quasi archeologico e, nel contempo, abbiamo fonti "vive" che ci parlano di balli fatti sui 78 giri. Possiamo captare la forza e i sentimenti di chi ha toccato "quelle"atmosfere, ascoltando voci reali; non solo da racconti ammuffiti.

Il nostro repertorio parte dal primo novecento, fa lo slalom tra café chantant e tabarin, e si ferma "per statuto" al '58; quando Kramer scrive "Concertino" e Modugno spicca il suo volo "nel blu dipinto di blu".

In questo lasso di tempo (anni difficili, spesso segnati da guerre e miseria) la Canzone ha sinonimi come allegria, spensieratezza e speranza. Non é fuga ma ossigeno. 

Musica che fonde i ritmi afro-americani con la melodia italo -partenopea. 

Il risultato è semplicemente inossidabile. Testato!

- Siete attivi da undici anni. Come vi siete fatti conoscere e attraverso quali canali promuovete l’attività del Concertino? 

Raccontare undici anni di attività concertistica in poche righe non è facile. Per questo invitiamo tutti a visitare il sito www.burroesalvia.it dove abbiamo indicato i vari steps che ci hanno portato da un'osteria della Vallesina fino al Lago Balaton;  passando per feste in villa, autoraduni,celebrazioni, busker festivals e teatri.

A prescindere dal curriculum, diciamo che "qualcosa" nato per gioco si è trasformato velocemente in piacevole professione. La bottega di restauro ha lasciato spazio a una vera sala prove insonorizzata, con annessi due impianti voce. I nostri spettacoli hanno trovato sin da subito gradimento ampio e trasversale. Il passaparola ci ha promosso più di qualsivoglia social network. Fondamentale per noi è individuare il target ideale (sul quale puntare più energie promozionali), apprendere l'arte della trattativa a 360° e reinvestire una parte dei guadagni per migliorare i supporti, per curare la comunicazione in ogni suo dettaglio e per incidere i cd  (nel 2004 "Canzonette…" e nel 2007  "A Tavoletta!"; oltre 5000 copie vendute).

Nell'ambito di un gruppo è essenziale capire che i soldi sono una spinta ma,a volte, possono creare attriti; anche pericolosi. Una regola non scritta: tra noi tutto deve essere semplice e chiaro. Quindi un indirizzo mail comune e conteggi alla mano, ma non solo. Fiducia reciproca,sempre. Anche quando si deve discutere animatamente.

- Avete lo sguardo volto al passato, ma vi chiedo quali progetti avete per il futuro

Occasioni per suonare non mancano, anche se l'Eldorado del 2005/2007 sembra lontana. 

Comuni ed enti piangono miseria, quindi ci stiamo concentrando su ambiti di feste private o aziendali. I risultati sono sempre molto graditi e il "Concertino" si sposa sempre bene con i matrimoni.

Abbiamo cominciato a collaborare con realtà legate al mercato tedesco,cinese e russo. L'Italia, belpaese delle serenate, ha un appeal consolidato nel grande cuore internazionale. Il 2014 ci porterà probabilmente in Baviera e, forse, in qualche altra grande capitale non solo europea.

In questi giorni cominciamo a immaginare come sarà e come suonerà il nostro terzo cd: un'autoproduzione, ma di alto livello. Marco (contrabbassista e fonico) sta investendo tempo e capitali tra un mixer analogico e la ricerca di microfoni d'epoca.

Sui restanti progetti preferiremmo lasciare un velo di mistero.

Una certa dose di italica scaramanzia fa parte del pacchetto Burro&Salvia!

 

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